segue da Stesop nel buio parte3)
“Dimmi che sei mio”.
“Sì, sono tuo Luisa. Ah, sono tuo, sono tutto tuo”. Continuo ad ansimare ed a gemere.
Le sue mani cominciano a correre sul suo corpo, ad accarezzarlo, ad evidenziarne le forme. Allarga un po’ le gambe e con la mano, da sopra al vestito, si accarezza la fica.
“È questa che vorresti, eh?”
“Sì, Luisa, voglio la tua fica, voglio fotterti, ti prego, sto per venire, scopami”
“Continua a masturbarti e dimmi che sei mio, dimmi che sei solo mio”.
“Sono tuo, Luisa, sono solo tuo, sono solo tuo”. Non riesco a contenere i gemiti, sto per esplodere.
“Continua a dirlo”.
“Sono solo tuo, sono solo tuo, sono solo tuo”. E mentre continuo a ripeterlo, ansimando e gemendo come un pazzo, il mio corpo di contrae nel massimo piacere. Grido, sono all’estasi, vengo in fiotti senza fine. Lo sperma schizza lontano, finisce sul pavimento ai suoi piedi, come me.
“Beh, niente male finché è durato”.
Mi passa dei fazzoletti di carta.
“Pulisci a terra e rivestiti”.
A questo punto, dopo l’estasi e il delirio, mi sento un lombrico nudo, mi sento umiliato, tremendamente ridicolo. Lei non si è neanche scomposta. Che diavolo mi è preso, che diavolo mi ha fatto fare. Mi vergogno tantissimo eppure resto lì piegato a pulire, ancora nudo, a fare ancora quello che mi dice lei. Sono incapace di fare qualsiasi cosa, voglio solo scomparire mentre continua a guardarmi.
“Sei mio, sei mio”.
Sono suo. Mi rivesto senza una parola. Neanche lei parla, ma lei è a suo agio. Io sono svuotato eppure continuo a desiderarla ardentemente, a desiderare di essere suo, di nuovo. Ma devo scomparire adesso. Devo uscire da questo stato emotivo, devo riprendermi.
Sulla porta mi dice: “Sei bravo, mi piaci”. E mi stampa un bacio sulle labbra prima di chiudere la porta.
In motorino, dopo tanta aria in faccia, mi vergogno ancora ma ammetto a me stesso che è stata l’esperienza più potente della mia vita.
(continua)