(segue da steso nelbuio parte 4) Il giorno seguente mi svegliai distrutto, coi postumi della sbornia e rintontito dal sonno. Oltre al tremendo stato fisico, al risveglio la vergogna mi attendeva più forte che mai vincendo il ricordo dell'eccitazione. L'incontro con il professore fu pessimo e per qualche giorno rimasi in uno stato confusionale assoluto. I sensi di colpa per Michele (tecnicamente non avevo fatto nulla, non le avevo neanche visto le mutandine), la vergogna, uno strano senso di sporcizia in un gioco cui Luisa aveva comandato ma a partecipare ero stato io, lei era rimasta pulita. Non uscii di casa per una decina di giorni, tanta era la paura di incontrarla e quando finalmente mi decisi ad uscire, non riuscivo asmettere di guardarmi intorno terrorizzato al pensiero di vedermela spuntare davanti. Oppure camminavo a testa bassa,se vedevo gruppetti di ragazzi tra cui poteva esserci lei. Una sera successe. Ero appena uscito per bermi una birra con alcuni amici ma prima ancora di raggiungerli me la vedo venire incontro sparata.
"Eccoti, dov'eri finito? Portami a casa"
"Beh, io veramente... Cioè sì, in effetti stavo tornando a casa anche io, andiamo".
Il cuore mi batte all'impazzata. Continuo a sentirmi nudo come se quella sera non mi fossi rivestito e non lo avessi fatto fino ad oggi. Ma le sensazioni cambiano in un baleno davanti a lei e di nuovo la vergogna, la quasi paura, si vanno a mescolare alla libidine e di nuovo l'eccitazione di impossessa di me. E di nuovo mi chiede di salire, o forse me lo comunica dato che non aspetta che le risponda. E di nuovo nella sua casa ordinata e pulita. E di nuovo nella sua stanza. E di nuovo:
"Spogliati"
Evito un battagliare vano e frustrante ed in meno di un minuto sono nudo (ma mi viene più naturale questa volta visto che nudo già lo ero). Questa volta mi benda gli occhi e mi lega le mani con la cintura rosa del suo accappatoio. Una mano dietro, l'altra avanti e la cintura che mi passa tra le gambe, sotto le palle. in questo modo la mia possibilità di movimento è minima, ho giusto lo spazio per menarmelo, che tanto me lo chiederà di nuovo.
"Questa volta voglio godere anche io, per questo sei bendato".
Il sangue mi schizza al cervello e nel cazzo, sto per averla, alle sue strane condizioni ma sto per averla. Sento il cazzo duro come una roccia, sono arrapato come mai e l'eccitazione sale quando la sento spogliarsi. Il rumore dei vestiti che si sfilano, che cadono in terra.
"Comincia adaccarezzarti. Bravo, così. Ora apri la bocca"
Mi ci infila qualcosa, sono le sue mutandine, con la lingua sento che è un perizoma, lo assaporo e mi inebrio di lei.
"Da bravo, sai quello che devi fare, masturbati"
Ok, mi vuol far scaldare ma me la darà. Comincio a pompare. La cintura mi struscia sotto le palle e in mezzo al culo.
"Bravo, continua e dimmi che sei mio"
La sento vicinissima, sento il calore del suo corpo sulla pelle, ma non mi tocca. Comincia ad ansimare, si sta toccando anche lei.
"Sono tuo, Luisa, prendimi".
Ma continua a non toccarmi. Inizia a sospirare, poi ad ansimare piano piano. Poi sempre più forte. Io sto già gemendo dal piacere,voglio la sua fica, è a pochi centimetri da me, è nuda e bagnata, ma non la posso avere. Il senso di impotenza e sottomissione mi frustra e mi eccita. è a un passo ma legato come sono non posso neanche togliermi la benda per guardarla. Ora comincia a gemere anche lei, nell'eccitazione la sento perdere il controllo.
"Tu vorresti scoparmi, eh, porco, vorresti scoparti la ragazza del tuo migliore amico. Sei uno schifoso porco e sei mio"
Nell'aria posso sentire il suo odore, l'odore della sua eccitazione mi inonda e mi manda in orbita. Sono completamente perso e sto per esplodere. Lei se ne accorge.
"Non ancora, maialino, non ancora"
Mi mordo le labbra e cerco di trattenermi e fa quasi male. Quasi soffro ancora per qualche minuto, fino a quando sento il suo calore defilarsi un pò sulla destra. Fin quando i suoi gemiti non si fanno fortissimi, fin quando non la sento venire violentemente ed esplodo anche io.
Quando mi toglie la benda è perfettamente rivestita.
"Pulisci a terra, rivestiti e vattene. Ti chiamo"
(continua)